Torna a RIONE Attualità 👓
L’incompetenza è ignoranza; non è la semplice assenza di capacità, ma rappresenta un agire o il sostenere una parte per il quale non si hanno le conoscenze necessarie e, ciò nonostante, il presuntuoso ostenta una infondata sicumera.
L’incompetente, come il presuntuoso ed il volubile parlano con la tracotanza di chi ha già la soluzione pronta.
ATTENZIONE però, l’incompetente, come il volubile, non è mai fedele alle sue idee, che sono approssimative e intercambiabili… alla bisogna diventa coi superiori un maggiordomo… se solo ne intravede un vantaggio personale…
Dove non arriva con la forza del suo eloquio, degli stereotipi, delle generalizzazioni arbitrarie, si sforza di arrivare, mai coi suoi superiori ovviamente, alzando la voce, imponendosi oppure ammiccando malevolmente o cercando di sminuire il suo interlocutore.
Se contraddetto si fa burbero e si offende, non gli par possibile essere contestato, si guarda intorno come a dire “ma chi si crede d’essere, questo qui?”.
Attacca la persona, gioca a gettar fumo negli occhi, a esasperare l’altro per prendersi, infine, il gusto di dire: «Amico, non c’è poi bisogno di scaldarsi tanto»…
L’Incompetente, il volubile ed il presuntuoso sono spesso confusi, nei loro comportamenti, con gli snob oppure coi radical chic…
Snob

Sono snob anche le persone, a prescindere dal rango che ostentano altezzosità o distanza verso coloro che considerano inferiori.
Nella storia gli snob venivano identificati come coloro che, pur non avendo titolo nobiliare, stavano a stretto contatto con l’aristocrazia del tempo.
🇪🇺 In Europa il termine si è diffuso grazie all’opera The Book of Snobs dell’autore satirico inglese William Makepeace Thackeray.
🇮🇹 In Italia questo termine viene talvolta erroneamente associato all’espressione radical chic, che è invece semanticamente il suo contrario.
Il termine Snob viene considerato un’abbreviazione della locuzione latina sine nobilitate («senza nobiltà»); questa abbreviazione infatti veniva posta accanto ai nomi, nelle liste degli studenti dei collegi inglesi, per evidenziare chi era un nobile e chi non lo era.
Radical chic
definisce gli appartenenti alla borghesia che per vari motivi (moda, esibizionismo o per interessi personali) ostentano idee e tendenze politiche di sinistra o comunque opposte al loro vero ceto di appartenenza.
La definizione di radical chic comprende anche uno stile di vita e un modo di vestirsi e comportarsi.
Un atteggiamento frequente dei radical chic è l’ostentato disprezzo del denaro, il non volersene occupare in prima persona quasi fosse tabù, quando in realtà si sfoggia uno stile di vita che indica un’abbondante disponibilità economica.
Spesso il radical chic è sempre occupato, facendo finta di non esserlo, al procacciamento di denaro. Tanto che altri, radical chic non esiterebbero a definire questo comportamento in modo sprezzante come volgarmente lucrative.
Il radical chic si vuole identificare attraverso una superiorità culturale, nonché con l’ostinata esibizione di questa cultura “alta”.
Il radical chic veste con curata finta trasandatezza e nell’ambito delle scelte gastronomiche e turistiche adotta una forte ricercatezza fingendo che sia casuale.
Segno distintivo del radical chic è l’imitazione superficiale di atteggiamenti che erano propri di certi artisti controcorrente e che, ridotti a mera apparenza, perdono qualsiasi sostanza denotando l’etichetta snobistica.
La definizione radical chic fu coniata nel 1970 da Tom Wolfe, scrittore e giornalista statunitense: il 14 gennaio di quell’anno, Felicia Montealegre, moglie del celebre compositore e direttore d’orchestra Leonard Bernstein, organizzò un ricevimento di vip e artisti per raccogliere fondi a favore del gruppo rivoluzionario marxista-leninista Pantere Nere (alcuni membri delle Pantere Nere furono invitati al ricevimento).
Il party si tenne a casa dei Bernstein, un attico di tredici camere su Park Avenue (un ampio viale di Manhattan).
Tom Wolfe scrisse un ampio resoconto sulla serata, descrivendo in modo molto critico gli invitati, rappresentanti dell’alta società newyorchese. Ne risultò un articolo di 29 pagine pubblicato sul New York Magazine dell’8 giugno 1970.
In Italia, l’espressione fu ripresa da Indro Montanelli nel celebre articolo Lettera a Camilla del 1972, in forte polemica con la giornalista Camilla Cederna, quale ideale rappresentante dell’italico “magma radical-chic“, superficiale e incosciente culla degli anni di piombo.
In seguito, egli chiarì che la vera destinataria della lettera aperta era invece Giulia Maria Crespi, allora padrona del «Corriere della Sera» e amica della Cederna, con la quale i dissidi sarebbero sfociati, l’anno seguente, nell’allontanamento di Montanelli dal quotidiano di via Solferino, dove lavorava sin dal 1937.
A parte l’adozione del neologismo, l’argomento era già stato affrontato da Montanelli in vari scritti, nei quali lamentava la frivola ideologia sfoggiata da certa borghesia ricca e pseudo-intellettuale lombarda, facendone anche un ritratto tragicomico nella pièce teatrale Viva la dinamite! (1960).
Un mondo a sé è rappresentato dai QUALUNQUISTI
Sono coloro che hanno un atteggiamento di indiscriminata critica verso la politica e le istituzioni… (snobbista…)
Il partito del qualunquismo naque nel 1944 (partito del Fronte dell’Uomo Qualunque).
Nel dibattito politico si levava una voce: “Che nessuno ci rompa le scatole”. La voglia di non dover aderire a nessuna ideologia… ma criticare tutto a prescindere…
Oggi il qualunquista è semplicemente un facilone, con posizioni comode, quanto idiote.
Il qualunquista, oggi, è colui che non va a votare che rinuncia a quella responsabilità di vero cittadino…
Il qualunquismo, per certi aspetti, è il cugino del populismo!
Il qualunquista spesso è incompetente, presuntuoso e volubile…
…e quindi si riparte dall’inizio di questo articolo!
Se ti è piaciuto questo articolo
clicca su “mi piace“
……e qual’è la cosa più disarmante e preoccupante??? Che questi ben descritti soggetti sono coloro che oggi ci governano, votati proprio da una massa ignorante e frivola.
Ribadisco: un sano ritorno ai princìpi del ventennio sanerebbe gran parte dei nostri attuali problemi italiani, eliminando pure coloro che non sono degni di essere chiamati ITALIANI.
"Mi piace""Mi piace"