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Cinque regioni italiane sono a statuto speciale, approvato dal Parlamento con legge costituzionale:
- Sicilia
- Sardegna
- Valle d’Aosta
- Friuli-Venezia Giulia
- Trentino-Alto Adige/Südtirol (in realtà costituita dalle province autonome di Trento e Bolzano, ai sensi dell’art. 116 della Costituzione).
Per le regioni a statuto ordinario l’organizzazione e le funzioni sono regolate in modo uniforme dalla Costituzione (artt.117-127), però ad ognuna di esse spetta il potere di definire, nel rispetto delle norme costituzionali, la propria organizzazione interna mediante statuto che deve essere deliberato dal consiglio regionale a maggioranza assoluta ed è poi approvato dal parlamento nazionale con legge ordinaria.
Le regioni a statuto ordinario hanno una potestà legislativa derivata, perché esse agiscono nei limiti della Costituzione, dello statuto, degli interessi delle altre regioni e della nazione, e delle leggi quadro. Il governo può impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale, se è contraria alla Costituzione, e davanti al Parlamento se è contraria all’interesse nazionale. Le regioni ordinarie inoltre hanno poteri delegati o integrativi, perché è il parlamento a stabilire su quali materie esse possono legiferare.
Per quanto riguarda le regioni a statuto speciale le funzioni e l’organizzazione non sono disciplinate direttamente dalla Costituzione, ma da appositi statuti speciali che devono essere approvati con legge costituzionale. Queste regioni hanno, rispetto alle regioni a statuto ordinario, competenza legislativa su un numero più ampio di materie e per alcune di queste é addirittura esclusiva.
Inizialmente le regioni a statuto speciale furono quattro: Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. La legge costituzionale che aggiunse anche il Friuli-Venezia Giulia venne proposta e approvata solo molto tempo dopo, all’inizio del 1963.
Ogni statuto speciale aveva i suoi motivi e la sua storia particolare:
- la Sicilia, nell’ultima guerra mondiale, fu la prima regione ad essere liberata e, da sempre autonomista, elaboro’ subito un proprio statuto, che, fu approvato, prima dall’ultimo Re d’Italia, e poi dalla Repubblica e nel 1948 divenne legge costituzionale.
- in Sardegna, i politici locali avevano cominciato a parlare di autonomia già alla fine della Seconda guerra mondiale (ma ne ottennero poi una più limitata di quella siciliana), vi era necessità di una maggiore autonomia al fine di agevolate l’uscita da una miseria ed una arretratezza secolare.
- in Trentino-Alto Adige l’autonomia venne concessa anche per le rivendicazioni territoriali austriache, il cui governo trattò con quello italiano per le tutele da dare alla minoranza tedesca; infatti dopo la guerra l’Italia ha ottenuto il territorio del Sud Tirolo ma in cambio ha dovuto concedere l’autonomia, e così, per non fare una provincia italiana a maggioranza tedesca, nel 1948 fu creata la regione autonoma Trentino Alto Adige, con Trento capoluogo. Successivamente, sotto la spinta, anche con il terrorismo, sempre piu’ autonomista del Sud Tirol, nel 1972 fu data l’autonomia anche alle 2 province di Trento e Bolzano.
- per motivi simili (la tutela della minoranza francese) venne concesso lo statuto speciale anche alla Valle d’Aosta.
- Mai compresa a fondo la ragione per la quale venne concessa negli anni ’60 l’autonomia al Friuli Venezia Giulia, considerando che le problematiche correlate alle tematiche di cessione delle città dell’Est alla Jugoslavia erano ormai superate da tempo.
Di certo, possiamo affermare che le regioni a statuto speciale nascevano decine e decine di anni or sono come mera conferma di una compensazione risarcitoria per l’opera di “italianizzazione” forzata durante il fascismo e non solo.
Oggi, nel 2018, che senso hanno le regioni a statuto speciale?
NESSUN SENSO
Dopo quasi settanta anni, il mondo è profondamente cambiato, l’Italia è una sola! si parla di Europa, e l’esistenza di enti autonomi così regolati non ha più alcun senso sul piano politico, e ancora meno su quello strettamente economico.
Perché oggi le Regioni a statuto speciale devono poter trattenere quasi tutte le imposte pagate dai cittadini sul loro territorio?
Sotto una finta ed inutile autonomia si nascondono dei veri e propri baratri, in cui il malgoverno locale attuale ha imparato ad attingere per finalità personali e clientelari, senza ritegno ed oltretutto a totale discapito dei cittadini.
LA SPESA PRO-CAPITE
Molto interessante è verificare a quanto ammontano i trasferimenti statali in termini pro capite, ovvero il denaro dei contribuenti che finisce nelle tasche degli abitanti delle Regioni speciali, sono anch’esse variabili in base al numero dei loro abitanti: si va dai 10.500 euro della Valle d’Aosta ai 3.730 della Sicilia. Somme irraggiungibili per le Regioni ordinarie, dove l’entrata regionale pro-capite è in media di 2.500 euro.
Si scopre, infatti, il grande privilegio delle Regioni a statuto speciale. Al primo posto vi è la provincia di Bolzano, seguita da quella di Trento e dalla Val d’Aosta: i cittadini di queste regioni ricevono più dei residenti nel Lazio, ovvero 8.964 euro per gli altoatesini contro i 6.132 per i laziali.
I cittadini lombardi ricevono solo 2.265 euro pro-capite, 4 volte meno dei vicini bolzanini. DA QUI SI COMPRENDE LA RAGIONE DEL BENESSERE (apparente) DI QUESTE REGIONI RISPETTO ALLE ALTRE!
Quanto alle spese, le Regioni a statuto speciale hanno una grande libertà di azione. Così la Valle d’Aosta ha una spesa pro-capite (11.720 euro) che supera di oltre quattro volte quella di una Regione ordinaria come la Lombardia (2.220 euro); quella di Trento e Bolzano è superiore di tre volte a quella Lombarda, mentre in Sardegna e in Friuli è il doppio. Quanto ai risultati, si va da un estremo all’altro: in Trentino e in Valle d’Aosta i soldi della Regione alimentano un welfare di tipo svedese, mentre in Sicilia servono a mantenere un carrozzone ormai fallito.
La sostanza dei dati però ci dice che nessuna delle cinque Regioni è in attivo. Sebbene possano trattenere gran parte delle imposte raccolte e godano di una spiccata autonomia legislativa, sono tutte in rosso.
Risulta evidente che l’Italia vada unita:
- Una gestione omogenea di spese, costi, entrate e uscite!
- Una stessa legge per tutti i settori e regolamenti uguali, che si distinguono solamente in ragione delle tipicità dei luoghi.
- Una sola lingua Nazionale, pur tutelando le minoranze linguistiche che devono tassativamente integrarsi (dopo 70 anni sarebbe ora…).
Unire l’Italia è un gioco che possono fare anche i bambini da 3 anni in su!
Sono perfettamente d’accordo sull’abolizione delli privilegi delle regioni a statuto speciale. non hanno motivo di essere. Salva la Provincia autonoma dell’Alto adige, frutto di convenzione internzionale dopo la II Guerra mondiale, con l’Austria che rilasciò la famosa quietanza liberatoria. Per le altre: pulizia!!!
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