🛋 I MITICI VARIETÀ DEGLI ANNI ’70, ’80, ’90…

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Continua la raccolta tematica dei 💥 “MITICI” ed in questa pagina ecco una carrellata di varietà serali che, seppur di epoche diverse, hanno segnato la storia della televisione italiana.

Presentatori che hanno ricoperto il ruolo di veri mattatori attorno ai quali ruotavano artisti a tutto tondo!

Uomini e donne dello spettacolo capaci di cantare, ballare, recitare… vedette, show girl, comici, cabarettisti… caratteristi…

Un mondo di contenitori pieni di 🔝 talento… erano i VARIETÀ!

Eccone alcuni, quelli più noti, più famosi, più ricordati, più amati…

Ma l’elenco non è finito, ogni tanto se ne aggiungerà qualcuno!


Vai a vedere anche tutti gli altri mitici!

… e tanti altri!


Inizia il carosello dei VARIETÀ… 

Drive In

'Drive In' - Canale 5.jpg

Parte della scenografia e del cast

Paese Italia
Anno 1983-1988
Genere commedia
Edizioni 5
Durata 60-120 min
Lingua originale italiana
Crediti
Ideatore Antonio Ricci
Regia
Autori Antonio RicciLorenzo Beccati, Gennaro Ventimiglia, Aldo Rami, Franco MercuriGino VignaliMichele Mozzati, Matteo Molinari, Adriano Bonfanti, Silver e Castelli, Bruno D’Alfonso, Stefano CavigliaEllekappaGialappa’s Band, Sandro Piccardo, Giorgio Cavallo, Emilio Isca, Bernardino Manetta, Origone & Profumo
Musiche Detto MarianoRoberto NegriPaolo Beldì
Scenografia Graziella Evangelista, Enzo De Camillis
Costumi Cristiana Lafayette, Valentina Aurelio
Fotografia Giuseppe Della Noce
Coreografie Marcello Stramacci, Luisella Arcari
Produttore esecutivo Osvaldo Dal Monte
Casa di produzione RTI
Rete televisiva Italia 1

Drive In è stato un programma televisivo italiano di genere commedia ideato da Antonio Ricci, trasmesso con cadenza settimanale in prima serata, dal 1983 al 1988 su Italia 1. Riscosse un grande successo, entrando nel costume nazionale del tempo, contribuendo a portare alla ribalta numerosi personaggi dello spettacolo italiano e divenendo uno dei programmi-simbolo della televisione italiana degli anni ottanta. In onda inizialmente con puntate di una sola ora, dato il grande riscontro vide presto raddoppiare la sua durata, raggiungendo punte di otto milioni di spettatori.

Il programma esordì il 4 ottobre 1983 e venne trasmesso inizialmente il martedì, mentre dalla seconda edizione andò in onda la domenica, sino alla sua chiusura, il 17 aprile 1988.

La struttura del programma venne mutuata da altri varietà televisivi degli anni precedenti come Non stop ma anche CaroselloTutto compreso e Due di tutto, introducendo comunque significative novità, come ricorderà il suo ideatore Antonio Ricci: «avevo in mente di creare una trasmissione tutta di comici: pativo le canzoni, i balletti, gli ospiti del varietà classico», dando così vita a uno show che, per sua stessa ammissione, era «una macedonia di generi, una via di mezzo tra sit-com, varietà, effetti speciali, satira politica, parodie, gag, barzellette, tormentoni». Caratteristiche salienti furono la velocità dei cambi di scena, monologhi e parodie di film celebri insieme a spezzoni di comiche, nuovi cabarettisti che tra il pubblico recitavano i loro sketch uno dietro l’altro e rapide gag intervallate da intermezzi ballati, il tutto con un taglio di regia e un montaggio incalzante che consentiva l’inserimento degli spot pubblicitari senza interrompere il ritmo; una vera e propria opera di «rottura» dinanzi all’istituzionalizzato mondo dei varietà italiani del tempo,[4] nonché l’ideale per la nascente televisione commerciale di cui Drive In finì per divenire il programma comico più rappresentativo del decennio. Per dirla nelle parole di uno dei suoi protagonisti, Ezio Greggio, «Drive In ha segnato un cambio generazionale e di stile nel varietà televisivo che nessuno ha segnalato: la fine del presentatore tradizionale, dei salamelecchi e dei tempi morti, la nascita di un varietà satirico tutta sostanza e niente fumo».

Il proprietario Gianfranco D’Angelo e il suo giovane aiutante Ezio Greggio

La prima edizione, scritta da Alessandro Piccardo ed Ezio Greggio, venne diretta da Giancarlo Nicotra, mentre le successive vennero scritte con la collaborazione di Franco Mercuri, Aldo Rami, Lorenzo BeccatiMax GreggioMichele MozzatiGino Vignali, Gennaro Ventimiglia e Matteo Molinari, con la regia affidata a Beppe Recchia. La prima edizione (1983-1984) venne registrata presso gli Studi Dear di Roma; dalla seconda edizione (1984-1985) il programma venne trasferito a Milano, dove rimase fino all’ultima edizione (1987-1988), in questo senso, e assieme alla composizione “geografica” del suo cast, il Drive In venne quindi accolto come una sorta di «risposta milanese» a quel tipo di comicità romana e, più in generale, di stampo meridionale che storicamente impera nel Paese.

Il 31 dicembre 1983 fu trasmessa a reti unificate sulle due reti dell’allora Fininvest, Canale 5 e Italia 1, una puntata speciale del programma intitolata Capodanno al Drive In.

Tra il 1991 e il 1992, durante la fascia di mezzogiorno, il programma venne riproposto da Italia 1 con un differente montaggio, raccogliendo in ogni puntata circa ottanta minuti di spezzoni: tra un blocco e l’altro venivano inoltre mandate in onda alcune interviste ai protagonisti, i quali raccontavano aneddoti circa il programma. Nell’estate del 2003, per celebrare il ventennale dalla messa in onda della prima puntata, Canale 5 mandò in onda una serie di quattro puntate con il meglio di Drive in, chiamate Drive In Story.

La cassiera Lory Del Santo, Greggio e l’abituale cliente Enrico Beruschi.

Nell’ottobre del 2013, in occasione dei trent’anni della trasmissione, sono stati messi in vendita sei DVD, a cadenza settimanale, con tutto il meglio delle edizioni. La raccolta è curata dal Fabio Freddi, esperto di comunicazione. Oltre agli sketch, sono stati inseriti brevi interventi di Carlo FrecceroAngelo Guglielmi e Giampiero Mughini. Il 4 dicembre dello stesso anno è stato inoltre trasmesso su Canale 5 Drive In – L’origine del male, un documentario realizzato per celebrare il trentennale dalla prima messa in onda del programma.

Format

Ambientato in un drive-in, con la scenografia curata da Graziella Evangelista e Enzo De Camillis, nelle prime tre edizioni il collante delle vicende era rappresentato dal tentativo, da parte del proprietario del locale (Gianfranco D’Angelo), di approfittare, assieme al suo giovane aiutante (Greggio), di un ingenuo e malcapitato cliente (Enrico Beruschi) il quale lì si recava per corteggiare la procace e succinta cassiera (Carmen Russo, in seguito sostituita da Lory Del Santo) nonché per cercare un po’ di evasione dalla vita quotidiana, in particolar modo dall’opprimente moglie (Margherita Fumero).

Carmen Russo, cassiera nelle prime edizioni dello show.

Tra i comici che si sono fatti conoscere dal grande pubblico o hanno consolidato la loro popolarità grazie alla partecipazione al programma, si ricordano Giorgio Ariani, la coppia Syusy BladyPatrizio RoversiMassimo BoldiEnzo Braschi, Olga Durano, Isaac GeorgeMalandrino e VeronicaGuido NicheliCarlo PistarinoLucio SalisCaterina Sylos LabiniTeo Teocoli, i Trettré, il Trioreno, Sergio VastanoMario ZuccaFrancesco SalviZuzzurro e Gaspare e Giorgio Faletti; nella maggior parte dei casi si trattava di volti ancora sconosciuti ai più, che troveranno fama proprio grazie al programma. Tra le protagoniste femminili comparivano, oltre alle già succitate Russo e Del Santo, Tinì CansinoNadia CassiniAntonia Dell’AtteEva GrimaldiCristina MoffaJohara ed Ambra Orfei. I testi vennero scritti da autori a volte esordienti come EllekappaGialappa’s Band e Gino e Michele.

Le Ragazze fast food era un gruppo di ragazze in abiti discinti e comprendevano showgirl come Cyssa Zaugg, Eliette Mariangelo, Ritanna Carpenter, Francesca Colombo, Sofia Frisone, Gloria Scotti, Toti Botta, Luciana Ricca, Patrizia Sala, Stefania Miniucchi, Sabrina Sabbatini, Cristina Garavaglia, Federica Farnese. Durante il susseguirsi delle edizioni a queste venne affiancato un gruppo di sette ragazze adolescenti, definite le Monelle, alcune delle quali continueranno poi la carriera nel mondo dello spettacolo come ballerine (Marianna Fontana) o presentatrici (Cristina Beretta); c’era infine un terzo gruppo di ragazze, le Bomber.

Ogni puntata veniva introdotta e conclusa da un monologo di D’Angelo, talvolta scritto da Enrico Vaime, sui vizi e manie degli italiani (tra gli altri la settimana bianca, le cliniche per cure dimagranti e i villaggi vacanze) o sul commento di un evento della settimana. Nella prima edizione il monologo di chiusura cui seguiva la sigla finale, veniva improvvisamente interrotto da un violento acquazzone che faceva scappare i clienti; nella seconda edizione la pioggia venne sostituita da una fitta nebbia; nella terza la sigla fu sostituita con una comica di Benny Hill.

Nella prima edizione vi sono state due sigle di testa: dall’ottobre del 1983, un brano strumentale composto da Detto Mariano; dalla metà di marzo del 1984 Zucchero zucchero, interpretata da Cristina Moffa. Dalla seconda edizione fu utilizzata come unica sigla Saxofono for Me eseguita da Roberto Negri. Una sigla di coda è stata utilizzata solo durante la prima e seconda edizione, dapprima La bambola, brano portato al successo da Patty Pravoe qui reinterpretato da Carmen Russo, e successivamente Bum bum cantiamo, interpretata da Nadia Cassini.

«Pensa a una trasmissione come Drive In, al ritmo, alla quantità di cose che Drive In riesce a far vedere in due minuti e paragona i due minuti a due minuti della vecchia TV. Un salto da fantascienza, no? Eppure a quanto pare la cosa non ha provocato traumi, noi siamo passati dal ritmo di valzer a quello di rock’n’roll…»
Umberto Eco, 1987.

Molti personaggi del mondo della televisione, della musica e dello spettacolo hanno amichevolmente recitato un piccolo cameo durante le cinque edizioni del programma, vedi Guido AngeliChristianGary ColemanCorradoSerena GrandiDavid HasselhoffDaniele PiombiMarco PredolinMemo RemigiDonatella RettoreGigi SabaniMago SilvanIlona StallerLittle Tony ed Iva Zanicchi, oltre a un giovane Pier Silvio Berlusconi. Tra gli ospiti musicali si ricorda la partecipazione dei Matt Bianco.

Personaggi e tormentoni

Gli attori e i comici proposero negli anni vari personaggi basati sia sull’imitazione di persone reali che sulla parodia di fenomeni di costume che fecero anche nascere una serie di tormentoni.

I personaggi di Ezio Greggio

  • il banditore dell’Asta Tosta (“oggetti tosti per tutti i gosti”) presentava vari e improbabili gadget legati a personaggi della politica e dello spettacolo; gag ricorrente, terminava le sue apparizioni proponendo un discutibile quadro naif, presentato come opera di un certo Teomondo Scrofalo, e introdotto con la frase «è lui o non è lui? Cerrrto, che è lui!»;
  • il “Criticatrutto”, parodia di un critico;
  • mr. Taroccò “con l’accento sulla Q”, parodia di un prestigiatore col tormentone «bada ben bada ben bada ben…» che aveva come assistente il coniglio bianco Oreste presentato come “suo commercialista”;
  • Spetteguless, parodia dei pettegolezzi e del gossip mondano («cronaca stop, novella express… più che notizie, spetteguless») con il tormentone «chi ha cuccato la Cuccarini?»;
  • il professor Zichichirichì, parodia dello scienziato Antonino Zichichi;
  • il dottor Vermilione, “psicologo santone”, parodia dello psicanalista Armando Verdiglione;
  • il capocomico Gigio Gigi col suo gruppo “I gigioni” con Jimmy il Fenomeno e altri, a bordo di un camion;
  • il conduttore del quiz show “Testa di Quiz” in cui riusciva a guadagnare soldi spillati ai concorrenti e far vincere sempre lo stesso concorrente.

I personaggi di D’Angelo

Greggio e D’Angelo in compagnia del cane Has Fidanken, in uno degli sketch più famosi del programma.
  • il Tenerone: “l’animale più buono del mondo”, un pupazzo completamente rosa il cui verso era “pippo, pippo, pippo“; una gag ricorrente quando il personaggio si “emozionava”, ritirava la testa dentro il corpo dicendo “emoziooone!”; per fargliela uscire, Ezio Greggio doveva premergli il fondo schiena.
  • Giovanni “John” Spadolini che discuteva al telefono con Ronald “Ron” Reagan.
  • La contessa Marina Dante delle Povere, imitazione di Marina Ripa di Meana, al tempo coniugata Lante della Rovere, intervistata da Roberto Gervaso; D’Angelo interpretava entrambi i personaggi, le cui battute venivano poi montate in sequenza tramite un effetto di campo e controcampo. La contessa, che si faceva intervistare sdraiata su un letto, descriveva ogni sua pretesa fiamma con la frase “un omaccione, con due baffetti da sparviero”, e alla fine dello sketch riusciva a sedurre “Gervasetto”, il quale le saltava addosso. Marina Ripa Di Meana fu molto divertita dall’imitazione, al punto di arrivare a minacciare addirittura una querela se lo sketch fosse stato interrotto; anche Roberto Gervaso si recò di persona negli studi prima per conoscere e complimentarsi con gli autori e poi per presentare un libro.
  • Raffaella Carrà: anche lei intervistata da “Gervaso” che spruzzava due getti di lacrime (definite “taumaturgiche”) verso il pubblico.
  • Piero D’Angelo, parodia di Piero Angela, che conduceva il programma Il mondo di Quirk Quork Quark nel quale raccontava di alcune tipologie di persone come se fosse un documentario scientifico. Una gag ricorrente era quella in cui il conduttore, quando tentava di accavallare le gambe, lanciava un urlo di dolore.
  • il signor Armando, che magnificava la bravura del proprio cocker Has Fidanken che, per contro, restava sempre immobile qualunque cosa gli si dicesse di fare. L’imperativo Has… Fidanken!!! divenne in poco tempo un tormentone di quegli anni e fu ideato da Enrico Vaime, come vari altri monologhi portati da D’Angelo a Drive In dal 1983 al 1986. Il cane in realtà era di proprietà di un amico di D’Angelo, Peppino Palombo, e il suo vero nome era “Baby Dell’Aquila Bianca”.
  • Pippo Baudo e Katia Ricciarelli, protagonisti della serie di sketch noti come Anche i baudi piangono parodia delle telenovelas sudamericane e con Baudo che possedeva un allevamento di parrucchini. Anche qui D’Angelo interpretava entrambi i ruoli.
  • Sandra Milo, all’epoca conduttrice di Piccoli fans, programma che veniva qui parodiato con bambini che alla fine dell’esibizione venivano regolarmente presi a botte dalla Milo. A questi sketch partecipava anche il culturista e performer Edo Soldo, il quale interpretava il valletto.
  • Ciriaco De Mita: vestito come un antico greco, si faceva trasportare sul palco da una biga, mentre fingeva di suonare un’enorme moneta da 100 lire come se fosse una lira. La sua entrata era accompagnata dalla musica del sirtaki, che però si trasformava in una veloce tarantella. Gag ricorrente: De Mita, usando uno specchietto, fingeva di vedere il futuro attraverso la sua testa pelata; in realtà si poteva notare come lo specchietto servisse a sbirciare nella scollatura della ragazza alle sue spalle. Celebre la canzone-tormentone: “Gos’è la viDa, se non G’è De MiDa?“, parodiando la canzone delle caramelle Morositas ed esasperando il particolare accento.
  • Giovanni Goria: D’Angelo nei panni orientaleggianti di Sandokan-Goria, parodia del politico democristiano con il tormentone: “Sono Sandokan-Goria, il presidente del consiglio più bello che ci sia“.
  • Gianni De Michelis con il tormentone “Bon, bon, bon: ma che sagoma che son“; D’Angelo ricordò poi in un’intervista sul Secolo d’Italia del 19 aprile 2011 che “Ci fu un tentativo di farmi correggere l’imitazione di Gianni De Michelis. […] Il bello è che non solo ho continuato a farla ma qualche mese dopo, mi chiamò il segretario di De Michelis per chiedermi di partecipare a uno spettacolo in campagna elettorale a Venezia. Era lui a chiedermi di imitarlo. Ma rifiutai, non mi pareva il caso”.

I personaggi di Faletti

Giorgio Faletti, ancora nelle vesti di cabarettista, qui nei panni di Vito Catozzo, uno dei personaggi che riscosse più successo nel programma.
  • Vito Catozzo, guardia giurata sovrappeso, caratterizzato da una parlata sgrammaticata e da un forte accento pugliese con tormentone l’imprecazione “Porch’il mond’ che c’ho sott’i piedi!“. Raccontava le sue vicende famigliari con la moglie Derelitta (“un metro e quaranta di altezza per 140 chili”), le sei figlie (Crocefissa, Derelitta jr, Addolorata, Immacolata, Selvaggia e Deborah), ma soprattutto il figlio, Oronzo Adriano Celentano Catozzo, di cui Vito faceva di tutto per celare l’evidente omosessualità.
  • Carlino, adolescente di Passerano Marmorito, che entrava in scena chiedendo a gran voce dove potesse trovare delle donne nude anche qui lo sketch seguiva sempre lo stesso canovaccio con Carlino che scopriva i tradimenti della cognata, la quale tentava di comprarne il silenzio con la promessa di regalargli un “giumbotto” (una delle tante parole storpiate da Carlino). Frase ricorrente: riferendosi alla cognata, Carlino ripeteva “c’ha due roberti…”, facendo riferimento al suo grande seno.
  • Il Testimone di Bagnacavallo, caricatura di un adepto di una setta millenarista. Il suo tormentone consisteva nella frase: “Credete forse che io…E non vi veda?”
  • Il Cabarettista Mascherato, parodia di un improbabile rivoluzionario travestito da Zorro che in sella al suo cavallo Bronco tenta di cambiare il mondo “portando ai poveri di spirito le battute rubate ai ricchi”.
  • Suor Daliso delle “Piccole Madri Addolorate del Beato Albergo del Viandante e del Pellegrino” a cui, di fronte alle ragazzate del bullo locale Mario Gilera, “veniva uno s-ciopone” e impartiva sonore lezioni a suon di ceffoni cospargendosi prima le mani con acido nitrico e glicerina.
  • Poldo, inserviente del circo “Frollo, Frollo, Frollo e Schwartenegger” alla ricerca del suo elefantino.
  • Topoligno, un orfano brasiliano un po’ arraffone che aveva tre sorelle maggiori di colore e non capiva come mai lui era l’unico bianco. I suoi tormentoni erano: “Topoligno è furbo ahaha…” e “Triplo vantaji, perché Topoligno è un povero urfaneji…”.

I personaggi di Pistarino

  • Un autista di autobus, raccontava il mondo al di là del suo parabrezza, litigando con tutti.
  • Gite Pistarino, in ogni puntata veniva raccontata una gita turistica, che andavano dalla gita al santuario alla settimana bianca a Courmayeur.
  • Agenzia di Viaggi Pistarino.
  • Foto Pistarino, un fotografo di moda e gossip.
  • Improbabile cantante lirico.

Altri personaggi

Sergio Vastano nei panni del “bocconiano” fuori sede
  • Enzo Braschi parodiava i paninari milanesi del periodo, narrando con finto gergo giovanilistico gli improbabili tentativi di combinare con l’altro sesso (le “sfitinzie”) e di evitare le rappresaglie di altri esponenti di sottoculture giovanili. Nelle stagioni successive Braschi parodiò anche altre mode giovanili giustificando i continui cambiamenti con la necessità di restare “di moda”; alla fine si presentò vestito da militare perché lo avevano chiamato a svolgere la naja e ma tornò la stagione successiva nelle vesti da paninaro che insegnava alle nuove leve come rimorchiare con il tormentone: “con le donne bisogna essere biforcuti”.
  • Sergio Vastano interpretava una serie di idoli giovanili parodiando gli archetipi della società di massa: tra di essi il “bocconiano”, ovvero uno studente universitario calabrese fuori sede e fuori corso, il “top-manager di natura rampante”, yuppie in tipico stile anni ottanta, che crede invano di convincere tutti del proprio successo, l'”impresario cialtrone” e il “diavolo custode” dello stesso impersonato in uno sketch doppio.
  • Francesco Salvi presentava due personaggi, il camionista (nome in codice per i C.B.: “Totano2”) che narrava le avventure dei suoi colleghi camionisti, e il leader dei Budiny Molly, un metallaro.
  • Trettré si produssero in scenette interpretando prevalentemente le parodie di alcune opere letterarie (come I promessi sposiRomeo e Giulietta e via dicendo), e il ruolo dei poliziotti alle prese con improbabili clienti e dei medici in un pronto soccorso.
  • Il duo Zuzzurro e Gaspare, con il racconto delle improbabili imprese del commissario con la “lisca”. Tormentone: Ce l’ho qui la brioche!!! (pronunciato da Zuzzurro). Nella terza stagione i due comici vennero affiancati da ‘Isaia’, bizzarro personaggio che tentava di replicare look e mimica di Marty Feldman, traendo evidente ispirazione dal personaggio di “Aigor” da lui interpretato in Frankenstein Junior (di cui riprendeva la gobba finta e il saio con cappuccio) chiamato dall’ispettore Zuzzurro: “Faccia da strudel”!

Parodie

Un giovane Francesco Salvi assieme a un’altra protagonista femminile, Tinì Cansino.
  • Durante la quarta stagione Massimo Boldi e Teo Teocolidiedero vita a una parodia di Star Trek, intitolata Bold Trek. Teocoli era poi il presentatore di un programma sullo stile di Piccoli fans, i cui protagonisti erano dei bambini (interpretati da Boldi, Greggio e D’Angelo) truccati come i loro cantanti preferiti, salvo poi essere smascherati e cacciati via dal presentatore.
  • Durante la seconda edizione fu presentata una parodia intitolata Una brutta fazenda, ovvero Beruscao il penultimo mandingo protagonista Enrico Beruschi insieme alla sua Margherituccia (Margherita Fumero) e a una Big mama (Edith Peters), che faceva il verso alle telenovelas che andavano in onda nel periodo e il titolo che parodiava il film Drum, l’ultimo mandingo.
  • Nella terza edizione Beruschi e Fumero furono protagonisti anche di un’analoga parodia in stile Frankenstein Jr. chiamata Doctor Beruscus. con ospiti interpreti della canzone italiana e internazionale.
  • Durante la quarta e quinta stagione vi furono varie parodie di film famosi, come Il nome della rosaIndovina chi viene a cena?CasablancaLa notte dei morti viventiIl colore dei soldiIl padrinoMezzogiorno di fuoco, sempre con Greggio e D’Angelo nelle parti dei protagonisti. Fra uno sketch e l’altro, durante le prime tre serie spesso passavano anche spezzoni interpretati dal comico inglese Benny Hill e, anche sketch dell’attore australiano Paul Hogan, noto per la saga di Mr. Crocodile Dundee.
  • Nel corso della prima edizione D’Angelo, Greggio, Beruschi e la Fumero interpretarono in presa diretta le parodie di alcuni film, dove il protagonista subiva le sorti opposte rispetto all’originale. In particolare nella parodia di Rocky Beruschi interpretava il ruolo di un pugile famoso per aver perso tutti gli incontri; l’occasione per il riscatto gli si presenta quando il manager di Joe La Motta propone al suo pugile di ripiegare su Rocky dopo il forfait dell’avversario che avrebbe dovuto sfidare. Durante l’incontro Joe è talmente sicuro di battere il fragile Rocky, al punto da combattere con un walkman al ritmo di Vamos a la playa dei Righeira; Rocky, sfinito dai pesanti colpi ricevuti si aggrappa all’avversario, ma inavvertitamente la sua mano cade sul walkman, girando fino al massimo la manopola del volume; Joe rimane stordito e crolla al tappeto. Rocky esulta incredulo per la vittoria, ma viene massacrato di botte dalla stessa moglie e dal manager, i quali avevano scommesso tutti i loro soldi sulla vittoria dello sfidante.
  • In un’altra parodia, quella di Anonimo veneziano, Beruschi interpreta il ruolo di un direttore d’orchestra capellone che riceve la visita della sua fidanzata, alla quale non sa come rivelare un profondo segreto. Tra una gag e l’altra è da ricordare quella di una prova d’orchestra con Greggio e D’Angelo nel ruolo di due musicisti, i quali, insieme al resto dei componenti trasformano un pezzo classico in una versione sinfonica della canzone Il ballo del qua qua di Romina Power. Nel finale quando la sua fidanzata sta per ripartire in treno, Beruschi le rivela di avere la forfora.

Accoglienza

Massimo Boldi (secondo da sinistra) in compagnia delle ragazze fast food

Durante i cinque anni di programmazione la trasmissione riscosse un notevole successo di pubblico, mentre la critica di settore si prestò a diverse analisi, sia positive che negative. Da una parte, vari intellettuali dell’epoca espressero apprezzamenti al programma: per Oreste del Buono fu «la trasmissione di satira più libera che si sia vista e sentita», lo scrittore Giovanni Raboni la descrisse come «una specie di congegno ad orologeria a bassissimo rischio», l’attore Vittorio Gassman ne rimase influenzato tanto che dovette «cambiare i ritmi in teatro», infine per il cineasta Federico Fellini era «l’unico programma per cui vale la pena di avere la TV». Anche il critico Aldo Grasso specificherà, nel trentennale della prima puntata, come il Drive In «non è il manifesto di tutti i mali possibili della TV commerciale (questa è un’interpretazione bigotta), ma rappresenta piuttosto l’esplosività di quegli anni, l’uscita dal grigiore ministeriale della Rai e dagli anni di piombo, l’eccesso come nuova forma di linguaggio (un eccesso spesso sbandierato con troppa autoindulgenza come “trasgressivo”)».

Parte del cast che animò il Drive In. Da sx, in alto: Carlo Pistarino, i TrettréZuzzurro e Gaspare; al centro: Margherita Fumero, Greggio, D’Angelo, Beruschi; in basso: Del Santo e Cansino.

Dall’altra, già durante la sua messa in onda lo show venne criticato per la presenza di donne formose in abiti succinti, dall’irrisoria presenza scenica; ancora Grasso riassumerà tale aspetto del Drive In parlandone come del luogo «in cui la seduzione e la malia erotica delle star hollywoodiane cedono il passo all’ostensione e all’ostentazione della carne (e a una mercificazione del corpo femminile chiamata a notevole fortuna successiva)». Punto di vista respinto da Ezio Greggio, per il quale anche a distanza di anni «continuano a scambiare Drive Incon Colpo Grosso che aveva i nudi. Le ragazze fast food erano più vestite delle donnine di Macario e DapportoDrive In era seguitissimo dalle famiglie […] C’era il paninaro-oggetto, c’era lo yuppie-oggetto, c’erano le aste televisive-oggetto, c’era un altro tipo di bersaglio. Le nostre ragazze partecipavano agli sketch con battute pungenti quanto quelle dei comici. La gente ancora oggi ricorda i comici e i tormentoni, non i corpi delle fast food. Le donne nude erano sulle copertine dell’Espresso e di Panorama, non qui». Un concetto in cui si ritrovò anche il collega Giorgio Faletti, sottolineando come la loro fosse «la trasmissione col più alto numero di laureati».

Ulteriormente, col senno di poi, si ripropose la questione “politica” del Drive In. Infatti, per alcuni analisti lo show incise profondamente — e negativamente — sul tessuto sociale italiano del tempo, come «simbolo dell’americanizzazione» di un paese che attraversava «gli anni dell’edonismo reaganiano, di Craxi al governo, della Milano da bere. Si era in pieno disimpegno, con gli yuppies protagonisti assoluti di una certa società italiana e con il consumismo in vorticosa ascesa»; insomma, l’«epicentro di quel terremoto culturale che poi avrebbe portato lentamente al berlusconismo».

Un punto di vista sempre respinto da Antonio Ricci, anche a distanza di tre decenni: «Le donne seminude sono una moda iniziata negli anni 1970, specie sulle TV Rai, per non dire delle copertine di Panorama ed Espresso. Le ragazze fast food erano un’ironia di tutto questo, e facevano anche battute di satira politica, anzi le donne comiche da noi non mancavano mai. E le risate erano volutamente distorte ed esagerate, per sottolineare che in realtà non c’era niente da ridere […] Siamo stati additati come ispiratori degli anni 1980, mentre noi ne eravamo lo specchio, la critica feroce, tra satira politica, presa in giro della Milano da bere […] Siamo stati una trasmissione profetica: ora abbiamo le prove documentate».

«Come tutto ciò che ci ha cambiato la vita, Drive In non finirà mai di essere oggetto di letture sempre più disparate (talvolta anche volutamente tendenziose). È la sua croce e delizia, è la conferma della sua forza e della sua ricchezza».
—Stefania Carini, 2013.

Sulla stessa linea d’onda si ritrova il giornalista Francesco Specchia, ricordando trent’anni dopo come «tutti allora, a sinistra, con analisi molto colte, accostarono Ricci a Gramsci, ai situazionisti di Debord. Nessuno dichiarò guerra agli eccessi di pelle esposta e alla carnalità straripante dai push up. Si pensava a Drive In come al sogno felliniano che avrebbe narcotizzato Berlusconi. Che poi sia avvenuto il contrario…». Anche Grasso collimerà con quest’interpretazione, sostenendo come «Berlusconi sognava un’altra TV (DallasMikeBaudoRaffaella Carrà…), costosa, volgarotta, “basica” e spensierata come gli “anni da bere”; Drive In, invece, pensava già a una metatelevisione, si circondava di autori di buone letture, rifletteva sul rapporto tra sketch e spot, cercava di sintonizzarsi sul ritmo dei primi telefilm che giungevano dall’America… Dal punto di vista ideologico, al contrario di Berlusconi, Drive In era fastidiosamente filopalestinese e antiamericano, pur nutrendosi dell’immaginario USA».

Eredità

Il posto dello show nel palinsesto televisivo fu poi preso da Emilio, che accoglierà a sua volta molti dei precedenti volti del Drive In, mentre Greggio e D’Angelo passarono a condurre, nel 1988, prima Odiens e poi la prima edizione di Striscia la notizia, programmi sempre ideati da Antonio Ricci e che, insieme a tante altre «trasmissioni-satellite» da lui partorite, di fatto porteranno avanti l’eredità del programma.

 

Patatrac

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Paese Italia
Anno 1981-1982
Genere varietà
Lingua originale italiano
Conduttore Franco FranchiCiccio IngrassiaLuciana Turina
Regia Gianni Boncompagni
Rete televisiva Rete 2

Patatrac è stato un programma televisivo trasmesso sulla Rete 2 dal 27 dicembre 1981 al 7 marzo 1982 per 11 puntate la domenica sera alle 20.40.

Diretto da Gianni Boncompagni, autore del programma in collaborazione con Marcello Ciorciolini e Giancarlo Magalli. Le musiche erano di Paolo Ormi e le coreografie di Enzo Paolo Turchi.

La sigla d’apertura Che patatrac era cantata da tre gemelle argentine dal nome Trix (Trillizas de Oro), che, nelle puntate, presentano tutto il proprio LP.

La sigla di chiusura era Ah, l’amore, eseguita da Franco e Ciccio.

È stata una delle poche trasmissioni in cui Luciana Turina apparve sia come cantante che come attrice caratterista.

Grand Hotel

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Paese Italia
Anno 1985-1986
Genere commedia, varietà
Edizioni 2
Durata 140 min
Lingua originale italiano
Crediti
Conduttore Daniele Formica
Ideatore Silvio Berlusconi
Regia Giancarlo Nicotra
Autori
Musiche Augusto Martelli
Scenografia Mario Catalano
Costumi
  • Silvana Pantani (1985)
  • Corrado Colabucci (1986)
Fotografia
  • Piero Santi (1985)
  • Riccardo Barbaglio (1986)
Coreografie Enzo Paolo Turchi, Nick Navarro
Produttore esecutivo Alessio Gorla
Casa di produzione RTI
Rete televisiva Canale 5

Grand Hotel è stato un programma televisivo italiano trasmesso da Canale 5 in due edizioni tra il 1985 e il 1986. La prima edizione è andata in onda dal 12 ottobre 1985 al 4 gennaio 1986, mentre la seconda dal 1º marzo al 31 maggio 1986.

(Clicca 👇 l’immagine per guardare il video)

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La trasmissione

Ambientato in un ipotetico albergo di lusso, lo show fu ideato da Silvio Berlusconi e annunciato trionfalmente dalla Fininvest durante l’estate 1985 (l’esordio era inizialmente previsto per il 28 settembre, ma la prima puntata è stata trasmessa il 12 ottobre), con la dichiarata intenzione di rosicchiare pubblico e ascoltatori al varietà del sabato sera di Rai 1 Fantastico. Il budget impegnato per ogni puntata dello spettacolo era di 500 milioni di lire.

Si trattava di una sorta di rivista che proponeva una continua carrellata di sketch comici interpretati dai vari personaggi che affollavano il Grand Hotel del titolo, con alcuni ospiti fissi e altri di passaggio. Il cast del programma era nutritissimo. Alla prima edizione parteciparono Gigi e Andrea nelle vesti dei truffaldini proprietari dell’hotel, Carmen Russo (la stella del night), Paolo Villaggio (che ripropone i suoi personaggi Giandomenico Fracchia, il professor Kranz e la lavandaia femminista), Franco e Ciccio e Giampiero Ingrassia (i portieri), Massimo Ciavarro e Cristina Moffa (due impiegati), Mauro Di Francesco (il lift), Anna Mazzamauro (la centralinista), Gegia (la cameriera), Alberto Tovaglia e Piero Mazzarella (un ricco commendatore). Ospite d’onore della prima puntata fu Alain Delon, cui seguirono, tra gli altri, Eleonora GiorgiMario MerolaIra Furstenberg, i protagonisti della sit-com I Jefferson Sherman Hemsley e Isabel SanfordAnnie GirardotAgostina Belli.[2] Tra le vallette di questa prima edizione Petra Scharbach.

Con la regia di Giancarlo Nicotra (aiuto regista della trasmissione era Paolo Beldì), il nutrito cast di autori annoverava, tra gli altri, Bruno CorbucciMario AmendolaFosco Gasperi e Zoe Incrocci. Le musiche erano di Augusto Martelli e le coreografie di Enzo Paolo Turchi e, per Cristina Moffa, di Nick Navarro.

La prima edizione si concluse il 4 gennaio 1986, mentre nelle serate di sabato 25 gennaio e dell’8 febbraio, furono trasmessi due speciale intitolati Ti ricordi al Grand Hotel?, che riassumeva i migliori sketch dell’edizione appena conclusa.

Il 1º marzo 1986 fece il suo debutto la seconda edizione del programma, che torna quindi in onda appena due mesi dopo la conclusione della prima con un cast totalmente rinnovato; degli artisti protagonisti restarono solo Gigi e AndreaPaolo Villaggio e Mauro Di Francesco, mentre subentrarono Sydne RomeMassimo BoldiTeo TeocoliAlfredo PapaRoberto Gervaso, i La TrescaSabrina SalernoVittorio MarsigliaGianna Martorella, Eleonora Stark, Karin McDonald, Ivana Gianfredi e Lisa Stohard. Anche il cast degli autori venne completamente rinnovato, e a Fosco Gasperi (unico riconfermato) si aggiunsero tra gli altri Enrico VaimeGiorgio Faletti e Maurizio Micheli.

Anche la seconda edizione, conclusasi il 31 maggio 1986, fu seguita da due puntate antologiche intitolate Ti ricordi al Grand Hotel? trasmesse sabato 7 e 14 giugno sempre in prima serata.

Nella prima edizione, la sigla di testa La vita è un Grand Hotel era cantata da tutto il cast, quella di coda  (Turchi-Cairo-Bobbio-Parisini) da Carmen Russo. Nella seconda, la nuova sigla di coda Il mio uomo fu cantata da Sydne Rome mentre la sigla iniziale, Stasera sì, era interpretata dal gruppo The Keyboards.

Il programma veniva registrato presso lo studio A della Profit di Via Mambretti, 9 a Milano. Ai tempi il centro di produzione era denominato Studio One S.r.l..

Capodanno al Grand Hotel

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Il 31 dicembre del 1985, sempre a partire dalle 20.30, andò in onda una puntata speciale del programma con tutto il cast al completo, dal titolo Capodanno al Grand Hotel. Il programma fu trasmesso, per la prima volta sulle reti Fininvest, a reti unificate e, per l’occasione, fu presentato da Corrado con vallette d’eccezione Eleonora Resta e le ragazze vincitrici dei titoli di Miss Italia 1985 e con ospiti in studio diversi personaggi di Canale 5, tra cui Lino BanfiMassimo BoldiAugusto Martelli e il cast di Drive In. Il programma ha offerto per la prima volta, sia pure senza la diretta, l’occasione del classico brindisi.

Emilio

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Paese Italia
Anno 1989-1990
Genere varietà, commedia
Edizioni 2
Durata 100 min
Lingua originale italiano
Crediti
Conduttore Zuzzurro e GaspareAthina CenciGiorgio FalettiSilvio OrlandoTeo TeocoliEnrico BeruschiGiannina FacioLaura Della Siega[1]
Regia Lella Artesi, Beppe RecchiaSilvia Arzuffi[2][1]
Autori Nino FormicolaAndrea BrambillaGiorgio FalettiTeo TeocoliDaniele SoragniGino VignaliMichele MozzatiMarco PosaniGialappa’s BandLuca RossiCarlo PistarinoFabio Di IorioGabriella Ruisi
Musiche Franco Godi
Scenografia Eugenio Liverani
Costumi Ester Marcovecchio
Fotografia Giuseppe Boscolo
Produttore Mario Rasini
Casa di produzione RTI
Rete televisiva Italia 1

Emilio è stato un programma televisivo comico di Italia 1 andato in onda la domenica sera dal 1º gennaio 1989 al 29 aprile 1990 per due edizioni.

Produzione

Erede di Drive In, dal quale trasse molti comici (ma senza Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo, passati a Odiens), Emilio è stato a sua volta una trasmissione comica di successo. Ambientato in una redazione di un videogiornale, i comici avevano il ruolo di giornalisti, critici, opinionisti o semplici “disturbatori”.

Il programma veniva registrato in differita (e trasmesso a poche ore di distanza) dallo studio 10 del Centro di produzione Mediaset di Cologno Monzese, con in sala un pubblico vero, ma mai inquadrato.

Cast

Nel cast (fra gli altri): Zuzzurro e Gaspare (anche autori), Athina Cenci (che interpretava l’inflessibile caporedattrice), Silvio Orlando (il giornalista), Carlo Pistarino (l’apprendista allo slogan di: “Capo Cenci, capo Cenci!”), Gene Gnocchi (il critico letterario), Giorgio Faletti (lo stilista Tamburino, il sociologo Faletti e la parodia di Loredana Bertè), Teo Teocoli (il ballerino, Macho Camicho, nome parodia dal celebre pugile Hector “Macho” Camacho, e l’ultrà milanista Peo Pericoli), Dominique Chalbot e Sabina Stilo. Infine due attori teatrali napoletani, Gianfelice Imparato e Luigi Petrucci si alternavano nel ruolo di “spalla” di Silvio Orlando nei suoi improbabili reportage di guerra e malcostume.

Alla prima stagione del varietà partecipò anche Enrico Beruschi. Il successo della trasmissione fu tale che nel 1990 ne fu realizzata un’edizione speciale intitolata Emilio ’90 in onore dei Mondiali di calcio di Italia ’90, come striscia giornaliera in orario preserale.

Personaggi

Personaggi di Zuzzurro
  • Zuzzurro, il famosissimo commissario, sempre in coppia con Gaspare.
  • Ezechiele detto “Gambuccia”, spericolato e zoppicante cameraman con una gamba di legno, che conservava il posto in quanto raccomandato da un fantomatico cognato avente una “X” nel cognome. La trasmissione andava in onda nel pieno dell’era craxista ed è chiaro il riferimento all’allora Sindaco di Milano Paolo Pillitteri, cognato del leader socialistaBettino Craxi.
Personaggi di Teo Teocoli
  • Teo Teocoli, ballerino e inviato della redazione.
  • Macho Camicho (da leggersi Macio Camicio), esperto spagnolo di calcio e commentatore delle notizie sportive domenicali.
  • Peo Pericoli. Tifoso milanista sfegatato, dalle improbabili sopracciglia esagerate e dalla tipica pronuncia stridente (Frasi celebri: “Ma vieni carogna!”, “Amiciiiii!”)
Personaggi di Giorgio Faletti
  • Franco Tamburino, stilista internazionale (con sedi “ad AbbiategrassoBellinzonaNew York“) esageratamente effeminato e misogino; chiamava tutti gli oggetti con nomi femminili (la telefona). Sparlava del mondo dello spettacolo (tormentone “Adalpina!” urlato per chiamare la cameriera che non arrivava mai). Questo personaggio era già stato presentato in Drive In, ma in Emilio ottenne uno spazio maggiore.
  • Loredana Bertè. L’imitazione burlesca della cantante, di minore successo rispetto ad altri personaggi di Faletti.
  • Attilio Bossolazzi, il critico cinematografico, che si dilungava in discorsi vaneggianti sui vari film e remake dell’epoca.

La sigla

La sigla di Emilio, cantata dai comici e da alcune coriste, costituì un vero e proprio tormentone nonsense, con il ritornello «Ahi ahi ahi se faccio un figlio, ahi ahi ahi lo chiamo Emilio, sempre meglio di Basilio, se è una femmina non so!», al quale seguiva in chiusura un’improbabile serie di rime in -iglio (“Emilio” era pronunciato “Emiglio” e “Basilio”, “Basiglio”).

A cantare il brano erano: Gaspare e ZuzzurroCarlo PistarinoTeo TeocoliGiorgio Faletti, l’attore Silvio Orlando, l’attrice Giannina FacioAthina CenciGene GnocchiEnrico Beruschi e altri. La registrazione del disco fu effettuata al Chroma Studio di Milano (oggi Nikto studio): testo scritto da Cristiano Minellono e musica composta da Giampiero Ameli e Paolo Vallesi; tecnici del suono, Dino Ceglie e Gianpaolo Pini.

Il successo della trasmissione favorì inoltre la pubblicazione di altri dischi legati ai protagonisti della trasmissione. Teo Teocoli nel 1989 pubblica il singolo Por un beso me mareo, pubblicato in 7″ e 12″ da Alpharecord, in cui ripete il personaggio di Macho Camicho. Giannina Facio nel 1989 pubblica il singolo Ela dançava a lambada, assieme a Gerio Schubach, e nel 1990 pubblica il singolo One, Two, Three, Four, in 7″, 12″ e CD single.

Non stop

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Paese Italia
Anno 1977 – 1979
Genere varietà
Durata 60 min
Lingua originale italiano

 

Conduttore nessuno
Regia Enzo Trapani
Produttore Alberto Testa
Enzo Trapani
Mario Pogliotti
Giancarlo Magalli
Rete televisiva Rete 1

Non stop – Ballata senza manovratore è stato un programma televisivo italiano di intrattenimento, trasmesso tra il 1977 e il 1979 sulla Rete 1 il giovedì in prima serata.

Stagioni

  • Prima stagione:
    6 puntate dal 27 ottobre al 30 novembre 1977.
  • Seconda stagione:
    6 puntate dal 28 dicembre 1978 al 1º febbraio 1979.

Ballata senza manovratore

Non stop nacque nel primo periodo successivo alla Riforma RAI, un momento particolare nel quale gli autori televisivi si occupavano quasi esclusivamente di sperimentazione innovativa, sia nel linguaggio che nel format. L’idea sostanziale, decisamente rivoluzionaria rispetto ai canoni tradizionali imposti dal varietà sino ad allora, fu istituire un programma che non prevedesse la figura del conduttore/presentatore (ritenuto in passato fondamentale, anche per garantire coerenza ai contenuti trasmessi), lasciando completamente la scena ad una sequenza ininterrotta e caotica di cabaret, musica e ballo, mantenendo comunque una certa continuità (da qui il sottotitolo apparentemente enigmatico ballata senza manovratore).

L’unità del contenitore (e del messaggio) veniva quindi garantita dalle esibizioni comiche, collegate da balletti o canzoni, dalle scenografie, sgargianti ed aggressive sia dal punto di vista cromatico che cinetico (per sfruttare appieno, nel caso della seconda serie, il nuovo sistema a colori PAL) e da un ritmo incalzante, adeguato alle nuove abitudini del pubblico e dettate principalmente dall’introduzione del telecomando e del conseguente zapping.

Questo tipo di format darà luogo ad una serie illimitata di imitazioni, prima fra tutte quella del successivo Drive In di Antonio Ricci.

Durante la prima serie, per rafforzare il concetto di staffetta, viene introdotto un curioso e piccolo pupazzo simile, appunto, al testimone utilizzato nella corsa tradizionale. Tale oggetto viene passato di mano in mano agli artisti che si esibiscono in quel momento sullo schermo.

Non stop, fucina di talenti

Oltre al formato (forse per la prima volta un varietà televisivo era progettato senza particolari riferimenti agli schemi tipici del teatro, ma anzi il ritmo e l’incedere erano pensati specificatamente per il media televisivo), il successo del programma fu dovuto anche alla presenza di un nutrito gruppo di giovani comici e cabarettisti in gran parte esordienti. Tra loro meritano di essere ricordati Marco MesseriCarlo VerdoneMassimo TroisiEnzo De Caro e Lello Arena (nel trio napoletano La Smorfia), I Gatti di Vicolo Miracoli, I Giancattivi (trio fiorentino comprendente Francesco NutiAthina Cenci e Alessandro Benvenuti), Zuzzurro e Gaspare. Doveroso ricordare anche l’attore Ernst Thole (scomparso pochi anni dopo la sua partecipazione al programma), che con intelligenza e ironia interpretava il ruolo di un omosessuale.

L’idea di realizzare un programma dedicato a nuovi talenti fu di Pippo Baudo, che la suggerì al dirigente Rai Bruno Voglino. Questi incaricò in un primo momento dell’ideazione della trasmissione l’autore Marcello Marchesi, ma la sua idea non piacque. In un secondo momento l’incarico venne affidato a Giancarlo Magalli che ne ideò la formula definitiva e, assieme al giornalista appassionato di cabaret Mario Pogliotti, valutò una serie di giovani esordienti, scoperti nei teatrini off sparsi per l’Italia, attingendo in modo uniforme da tutte le regioni. Per molti di loro fu l’inizio di una fortunatissima carriera. La regia venne affidata in un primo momento ad Antonio Moretti che, ad un mese dall’ingresso in studio, rinunciò e venne sostituito da Enzo Trapani che inserì come coautore il paroliere Alberto Testa.

Prima stagione:

Ad essi si aggiungono, nella Seconda stagione:

Ospite di una puntata fu un giovanissimo Pino Daniele. Tra gli ospiti dei momenti musicali si devono ricordare Paolo Zavallone i jazzisti Tony Scott e ospiti fissi Franco Cerri Nicola Arigliano e la cantante indiana Asha Puthli.

Un caos straordinario

Non Stop divenne subito una trasmissione cult, assunta a modello di una nuova comicità e di un nuovo modo di fare televisione, come ebbe a dire Nino Formicola da esso derivarono i successivi ‘La sberla’ e ‘Drive-In’. Il merito va sicuramente agli autori, tra i quali spicca il regista Enzo Trapani, coadiuvati – per quello che riguarda i testi – da un promettente Giancarlo Magalli.

Dal punto di vista dei contenuti, oltre alla straordinaria abilità di tutti i comici selezionati, si devono ricordare alcune felici intuizioni surreali, come i “comizi” completamente inventati da Corrado Lojacono, la mimica facciale di Jack La Cayenne (che nella sigla d’apertura si mette in bocca una tazza da cappuccino o una brioche intera), i tre pompieri clowneschi (uno sovrappeso, un nano e uno smilzo, divenuti nel tempo simbolo della trasmissione) ed il coro operistico che intona il Va, pensiero.

Il tutto si svolgeva in ambienti coloratissimi, nei quali regnava sovrana un’allegra anarchia con tutti i personaggi posti al medesimo livello (mancando una figura gerarchicamente superiore, come appunto il conduttore). Non stop, da questo punto di vista, assieme ad altre trasmissioni dei tardi anni settanta (come StryxOdeon. Tutto quanto fa spettacolo o L’altra domenica) rappresentò efficacemente e compiutamente l’epoca rivoluzionaria ed innovativa in cui è stata concepita.

Gran varietà

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Paese Italia
Anno 1983
Genere varietà, musicale
Durata 120 minuti circa
Lingua originale italiano
Crediti
Conduttore PilantraLoretta GoggiPaolo Panelli
Regia Pilantra
Coreografie Franco Estil
Rete televisiva Rete 4

Gran varietà è stato un programma televisivo di Rete 4 prodotto quando l’emittente apparteneva al gruppo Mondadori, trasmesso dal 17 aprile 1983 per dieci settimane, la domenica sera alle 20:30.

Il programma

Il programma, che nel titolo era omonimo a quello della nota trasmissione radiofonica della Rai Gran varietà, era uno spettacolo di intrattenimento condotto da Pilantra, che ne curava anche la regia televisiva, Loretta Goggi (per la quale lo show era occasione per il lancio delle canzoni contenute nel suo album Pieno d’amore) e Paolo Panelli.

Su testi di Antonio Amurri e Dino Verde, le coreografie erano curate da Franco Estil, mentre la sigla di coda del programma era Oceano, cantata dalla stessa Goggi.

PECCATO! Di questo programma pare siano andate perdute tutte le copie dagli archivi della rete, infatti gli unici video estratti dalla trasmissione sono quelli dei fan immessi sulla piattaforma You Tube.

Cast tecnico

Regia: Pilantra
Direzione musicale: Totò Savio
Sigla finale: Oceano, cantata da Loretta Goggi

Quelli della notte

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Paese Italia
Anno 1985
Genere varietà
Durata 60 min
Lingua originale italiano
Crediti
Conduttore Renzo Arbore
Regia Renzo Arbore
Rete televisiva Rai 2

Quelli della notte è stato un programma televisivo di Renzo Arbore e Ugo Porcelli trasmesso da Rai 2 nel 1985 intorno alle 23.10, ideato e condotto da Renzo Arbore. Vennero realizzate 33 puntate, andate in onda (dal lunedì al venerdì) dal 29 aprile al 14 giugno 1985, con l’interruzione del 29 e 30 maggio in seguito alla strage dell’Heysel.

Il programma

Fermo immagine di una puntata: il soffitto nero e la presenza dei riflettori evidenziano come la messa in onda avvenisse da un comune studio televisivo e non da una casa privata.


La trasmissione iniziava verso le 23:00 e andava in onda da un luogo che Arbore (accreditato sia come conduttore che come regista) qualificava come il salotto di casa propria (laddove in realtà si trattava di una scenografia ricostruita all’interno di uno studio televisivo). La scaletta alternava brani eseguiti dalla New Pathetic Elastic Orchestra, cantati in massima parte da Mauro Chiari e Silvia Annichiarico, con scherzi e sketch di comici quali Nino FrassicaMaurizio FerriniAndy LuottoRiccardo PazzagliaMarisa LauritoSimona MarchiniRoberto D’AgostinoGiorgio BracardiMassimo Catalano ed altri, che interpretavano personaggi surreali e divertenti anche se meno noti, come Angelo Antonio Toriello, in arte Marvin, entrati tutti di diritto nella storia della televisione italiana, oltre che musicisti e fantasisti come Mauro Chiari, Gegè TelesforoSal GenoveseStefano PalatresiGianni Mazza e il duo formato da Antonio Maiello e Marcello Cirillo.

Come in altri suoi programmi precedenti e successivi, l’intento di Arbore era chiaramente satirico nei confronti di un certo tipo di televisione e tendeva a ricreare il clima radiofonico di Alto gradimento. Nel caso di Quelli della notte ad essere presa di mira era principalmente la moda, nata appunto fra la fine degli anni settanta ed i primi anni ottanta, del salotto televisivo, spesso vacuo raccoglitore di chiacchiere senza costrutto, in un maldestro assortimento dei più svariati personaggi che dicono la loro a ruota libera su qualunque argomento.

Ma la notte no!: frammento di un manifesto di propaganda politica – Torino, novembre 2016


Come successivamente dichiarato dallo stesso Arbore, caratteristica della trasmissione era quella di non avere un copione predeterminato, ma anzi di procedere a braccio, improvvisando continuamente e cercando di creare un dibattito che fosse il più sconclusionato possibile, al punto che lo stesso Arbore il più delle volte non sapeva cosa avrebbero detto in diretta i vari personaggi.

Il programma ottenne un crescente successo fino a superare il 50% di share. Celebri sono rimaste la sigla di apertura e quella che accompagnava i titoli di coda: rispettivamente, Ma la notte no (che fu proposto anche come titolo della trasmissione in alternativa a Quelli della notte) ed Il materasso.

La trasmissione comprendeva una sezione in cui venivano fatti esibire artisti e gruppi italiani sconosciuti, scelti tra coloro che inviavano una demo. Va segnalata, a testimoniare la particolare sensibilità di Renzo Arbore come talent-scout, la prima esibizione televisiva del gruppo catanese Denovo, destinato a diventare una delle band italiane più interessanti degli anni ottanta.

In seguito al successo ottenuto la banda Arbore tornò con Indietro tutta! e successivamente ancora con Speciale per me – meno siamo meglio stiamo.

Ospiti

  • Andy Luotto interpretava inizialmente il personaggio di Harmand che punteggiava ogni sua frase nel suo arabo di fantasia, con il tormentone popl’ arab’. Il personaggio suscitò le proteste ufficiali di alcune ambasciate mediorientali e lo stesso attore fu fatto segno di minacce personali. Gli autori decisero allora di eliminare il contestato personaggio dell’arabo, facendo interpretare a Luotto la caricatura di un ricco italo-statunitense di Brooklyn.
  • Nino Frassica interpretava uno dei personaggi più riusciti, le cui tracce si scorgono ancora oggi nelle sue performance, fra’ Antonino da Scasazza, un improbabile frate il cui linguaggio è un miscuglio di parole storpiate e interpretazioni sbagliate.
  • Maurizio Ferrini interpretava un improbabile comunista romagnolo, rappresentante di pedalò della ditta “Cesenautica”, che presumeva di svelare fantomatici segreti della Russia sovietica e vantava inesistenti silos pieni di pedalò, condendo ogni suo intervento con il tormentone: «Non capisco, ma mi adeguo». Indossava generalmente un completo spezzato, giacca a quadrettoni e camicia con lo stesso motivo; caratteristico è il suo borsello, che secondo lui era la preda bramata da Pazzaglia, dando vita a dibattiti spassosi tra i due, dove Ferrini criticava il comportamento dei meridionali. In una puntata avrebbe voluto costruire un muro ad Ancona per separare il nord dal sud.
  • Riccardo Pazzaglia interpretava un brillante scrittore e paroliere che tentava vanamente di innalzare il livello culturale della discussione, ma che ogni volta finiva trascinato dagli altri partecipanti al salotto negli argomenti più banali; ridotto alla fame, confidava, dopo la trasmissione, di ricevere in regalo dalla Rai il vestito e le scarpe. Una delle sue espressioni più ricorrenti era “il brodo primordiale”.
  • Roberto D’Agostino era il lookologo, che dissertava sui nuovi trend sociali. Autore dell’espressione edonismoreaganiano, citava come un tormentone il romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera, che allora andava per la maggiore e l’Estetica del brutto di Johann Karl Friedrich Rosenkranz.
  • Massimo Catalano, era un noto jazzista e viveur, la cui caratteristica era formulare aforismi attraverso cui esprimere delle assolute ovvietà, del tipo: «Meglio essere ricchi e in salute che poveri e malati», «Meglio sposare una donna ricca, bella e intelligente che una donna brutta, povera e stupida». Persino nel linguaggio comune degli italiani, per un certo periodo, l’espressione “Catalanata” fu sinonimo di “detto lapalissiano“.
  • Dario Salvatori era l'”esperto” di musica della trasmissione.
  • Angelo Antonio Toriello in arte Marvin, interpretava canzoni anni 50 come Dean Martin insieme ad Arbore come Elvis. Per la cronaca, oggi egli è un diplomatico della Repubblica Democratica di Sao Tome & Principe (Africa Centro-Occidentale) avente il titolo di ambasciatore itinerante e recentemente delegato come inviato speciale alla Missione Permanente di Sao Tomé & Principe alle Nazioni Unite, New YorkStati Uniti d’America.

Colonna sonora

«Lo diceva Neruda che di giorno si suda – Ma la notte no!
Rispondeva Picasso, io di giorno mi scasso – Ma la notte no!»

(Sigla della trasmissione)

Continua…


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