Una domenica a teatro 🎭, un po’ di Totò! Omaggio al Principe Antonio De Curtis 👑.

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Le ORIGINI poco CONOSCIUTE…

Totò nasce da madre nubile, Anna Clemente che lo registra all’anagrafe come Antonio Clemente, il 15 febbraio 1898 nel rione Sanità;

nel 1921 sua madre sposa Giuseppe De Curtis, figlio dello spiantatissimo marchese De Curtis, che si era sempre opposto al matrimonio tra il nobile figliolo e la bella popolana, dalla cui relazione era nato Antonio;

nel 1928 il De Curtis riconosce Antonio come suo figlio;

nel 1933 il marchese Antonio De Curtis viene adottato dal marchese Francesco Gagliardi Focas;

nel 1946 dopo una serie di lunghe peripezie legali e una sfilza di studiatissime sentenze il Tribunale di Napoli gli riconosce il diritto a fregiarsi dei nomi e dei titoli di:

Antonio Griffo Focas Flavio Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale,conte palatino,cavaliere del sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo.

[stemma dei Griffo Focas Dicas...]

(Antonio De Curtis indosserà sempre un anello riportante l’effige del suo casato)

Pochi appassionati sanno delle nobili origini del nostro Totò, di come egli amasse fregiarsi del titolo di Principe di Bisanzio, vantandosi legittimo e diretto successore di Costantino il Grande, nonché erede al trono del Sacro Romano Impero.

Non tutti però possono sapere come questo tormentato blasone sarà per lui, per tutta la sua vita, motivo di puntigliosa ricerca dei legittimi quarti di nobiltà; una ricerca tesa quasi a riscattare i lunghi anni di miseria ed anonimato.

Dal suo passato di «irregolare» nasceva la spinta di rivalsa e la sua fame di nobiltà e di titoli, oltre che alla sua indagine genealogica.

Essendo per nascita principe «di sangue ma non di diritto», per rendere completo il suo stato di nobile, Totò compie svariati tentativi di farsi “adottare” da nobili napoletani dell’epoca (tra cui un Principe Caracciolo che, pare, lo trattò male e lo scambiò per un “diverso”) e infine riesce, grazie alle sue doti artistiche che ne fanno un personaggio fascinoso, ad entrare nelle grazie dì un certo marchese Francesco Maria Gagliardi Focas, ottenendone un vero e proprio titolo e diversi patronimici.

Dopo la morte del padre, si dà all’improba fatica di dimostrare al mondo la sua diretta discendenza dagli imperatori del Sacro Romano Impero: una stirpe che risale nientemeno che al terzo secolo avanti Cristo.

Trascorrerà anni di costosissime cause, sempre vinte contro altri nobili che ritenevano loro uno o più dei tanti titoli assegnati a Totò, come: il Principe Nemagna Paleologo di Napoli; Marziano II, patetica figura di giovane efebo romano che amava fregiarsi dei titoli di Imperatore titolare della Casa Lascaris Comneno, Porfirogenito Paleologo, capo della Casa sovrana di Costantinopoli, ecc.; Maria Teresa Argondizza-Tocci, che si dichiarava diretta discendente in linea femminile di Costantino XII; e così via tanti altri, cui Totò, fieramente convinto delle sue origini, tiene testa dimostrando di essere l’unico erede di cotanti avi.

Un difficile sforzo di non sdoppiamento 

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Il Principe Antonio De Curtis, compassato signore che si vantava di essere aristocratico rampollo di una stirpe di imperatori, che non voleva affatto riconoscersi nel personaggio e nella maschera da lui creati e portati al trionfo dopo tanti anni di sacrifici e privazioni; teneva in modo determinante, quasi maniacale, distinguere fra se stesso Principe e Totò.

L’ARTISTA: inscindibile ed uno solo 🤞!

Non si può scindere le due anime di quest’uomo, non sempre apprezzato nelle sue opere cinematografiche quand’era in vita.

L’attore, il poeta, il compositore, il paroliere, lo scrittore… tutto è chiaramente riconducibile ad un artista profondo, leggiadro ed amaro al contempo… un perfetto pittore di una realtà di un tempo che non cambierà mai con il trascorrere dei decenni! SEMPRE attuale, vero, sagace, ironico, al contempo divertente e profondo… mai irrispettoso da vero signore quale egli era!

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… ecco il costante ritorno alla nobiltà, che a vario titolo e colore ritorna spesso sei suoi film, sempre in modo appropriato e sagace: il divario sociale, il povero che è pezzente ma ricco di dignità contro uno “potente” corrotto … il caporale,  il politico… il potere insomma!

La figlia Liliana, la sua custode e testimone diretta…

Liliana De Curtis (all’anagrafe, Liliana Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, nata a Roma, 10 maggio 1933, in un hotel, stante le idee di Totò sulle cliniche, viste come luoghi pieni di malati e poco idonee per un bambino sano che si appresta ad entrare nel mondo… e pure “nu’ poco jettatrici“), è la figlia di Totò e Diana Bandini Lucchesini Rogliani.

Il nome Liliana fu scelto da Totò in ricordo di Liliana Castagnola, cui l’attore napoletano era stato legato sentimentalmente, prima di unirsi a Diana Bandini, e che si era suicidata per lui.

Liliana De Curtis è una delle ultime testimoni dirette dell’universo di Totò, ha dedicato splendidi libri biografici alla memoria del padre, fra cui Malafemmena, pubblicato nel 2011; dopo una lunga malattia muore sua figlia Diana e le sue ceneri si trovano nel cimitero di Santa Maria del Pianto, nella cappella De Curtis, dove è tumulato il nonno Totò.

Malafemmena: il romanzo dell'unico, vero, grande amore di Totò
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Enzo De Caro legato alla figura di Totò porta in scena un testo/documentario scritto a quattro mani con la ancor brillante Liliana.

In scena un leggio, la scrivania, uno schermo con le immagini del Principe che parla di Pasolini e di Fellini e quelle della figlia Liliana, testimone del dolore del padre per non sentirsi riconosciuto per quel che veramente era.

🗨 Il “PENSATOIO” di Totò…

Ricostruito sul palco quell’angolo misterioso della sua casa in cui si rintanava per ore a parlare, a registrare sul suo magnetofono, a buttar giù pensieri sui tanti fogli di carta che sua figlia Liliana ha conservato con grande amore.

Quell’angolo di casa riservatissimo, dove la genialità poteva librarsi liberamente per prendere le forme più inattese.

Come detto, una vita sdoppiata, ma non tanto alla fine: Totò la “maschera” e il Principe De Curtis, “il signore”.

Enzo Decaro divulga un documentario meticolosamente costruito attraverso un profondo studio introspettivo di emozioni e vibrazioni rinvenienti dalla vita di De Curtis. Sono narrate le testimonianze scritte di suo pugno, i suoi pensieri, le canzoni cantate sottovoce, le poesie incompiute, le registrazioni audio di un uomo colto e sensible, alcune delle quali inedite e fornite sempre dalla figlia, che le ha custodite per 50 anni tra traslochi e cambi di città…

Oggi Totò è anche dottore postumo…

Una laurea 📃 ricevuta alla memoria, a 50 anni dalla sua scomparsa, in Discipline dello spettacolo, conferitagli il 5 aprile 2017 dall’Università di Napoli Federico II. E’ stato Renzo Arbore a proporre all’ateneo di conferire a Totò la laurea perché “ha cavalcato tutte le sfaccettature della recitazione e dell’umorismo”. Arbore ha tenuto una laudatio academica, ha ripercorso le tappe della carriera di Totò, un riconoscimento ‘post mortem’ per i mancati riconoscimenti in vita della critica. Commossa Elena Anticoli De Curtis, nipote di Totò: “Questa ‘Laura’, come direbbe lui, è una rivincita”.

🎼TOTÒ SOTTOVOCE, ascolta qui! 🎸

Oggi li chiamano aforismi, l’abuso dell’aforisma… ogni sciocchezza, detta da chiunque, diventa aforisma… Totò nei suoi film pronunciava FRASI che dovevano divertire il pubblico ma che in fondo contenevano “l’uomo” che, dopo avere ben compreso la realtà, la rappresentava in tutta la sua espressività e colore e amarezza… Pillole di saggezza che oggi sono dei piccoli camei, utilizzate ovunque… nei biglietti augurali e fino ai magneti souvenir da frigorifero!

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📝 LE FRASI CELEBRI e sono solo alcune, selezionate con cura… sennò… non si finirebbe più! 

Fermo con le mani, 1937

Parli come badi, sa?!

“Eppure la vostra faccia non è nuova per me”. Totò: “Neanche a me, ce l’ho da che son nato”.

Non mi sono insediato: qui non ci sono sedie.

San Giovanni decollato, 1940

E se non sapete fare il calzolaio, andate a fare il farmacista, che è meglio. Rimembris omnibus, cioè ricordati uomo, che calzolaio si nasce, non si diventa.

Non so leggere, ma intuisco.

Due cuori fra le belve – Totò nella fossa dei leoni, 1943

L’uomo discende dalla scimmia. Io no perché sono raccomandato.

I due orfanelli, 1947

Chi dice che il denaro non fa la felicità, oltre a essere antipatico, è pure fesso.

Il denaro fa la guerra, la guerra fa il dopoguerra, il dopoguerra fa la borsa nera, la borsa nera rifà il denaro, il denaro rifà la guerra.

In guerra sono tutti in pericolo, tranne quelli che hanno voluto la guerra.

“Mi sembrate annoiato. Ma come, non è bello essere duca?”. “Sì, ma… sapete com’è: è una carriera senza avvenire”

Fifa e arena, 1948

A proposito di politica, ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare?

Io non rubo, integro. D’altra parte in Italia chi è che non integra?

Totò al Giro d’Italia, 1948

Si dice che l’appetito vien mangiando, ma l’appetito viene a star digiuni.

Vi ringrazio amici di essere intervenuti a questa mia vittoriosa sconfitta.

Totò Le Mokò, 1949

Ma lo vuol capire? Lei è un cretino! Si specchi, si convinca!

L’imperatore di Capri, 1949

Oggi per fare colpo bisogna essere eccentrici e futili. Bisogna futilizzarsi.

47 morto che parla, 1950

Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiesero il bis.

E io pago… e io pago!

Totò sceicco, 1950

È vero, ho rubato per venticinque anni, ma l’ho fatto per alleviare le sofferenze di un orfano, povero, senza casa, senza madre, né padre: io.

Figaro qua, Figaro là, 1950

Il coraggio ce l’ho. È la paura che mi frega.

Totòtarzan, 1950

Questa è la civiltà: hai tutto quello che vuoi quando non ti serve.

Totò terzo uomo, 1951

Si dice che l’occasione fa l’uomo ladro, ma anche per la donna non ci metterei la mano sul fuoco.

“Il carcere costruito così mi sembra troppo comodo!” Totò: “E comodo deve essere se volete attirare i clienti!”

Totò a colori, 1952

Lei non sa chi sono io.

Ogni limite ha una pazienza.

Un turco napoletano, 1953

Ho paura, quello è un deputato.

Miseria e nobiltà, 1954

Ah, no! Noi nel caffellatte non mettiamo niente! Né latte, né caffè!

La vera miseria è la falsa nobiltà.

Uno che ha imparato a scrivere, che ha buttato il sangue sui libri deve stare alla mercé di quelli che non sanno scrivere

Totò cerca pace, 1954

Dagli amici mi guardi Iddio che dai parenti mi guardo io.

Totò all’inferno, 1955

Il diavolo si è arrabbiato perché gli ho rotto le corna? Ma non si deve preoccupare, tanto, se è sposato, gli ricrescono.

Porga tante esequie alla sua signora.

Siamo uomini o caporali?, 1955

Voi non sapete chi sono io!

Siamo Uomini o Caporali?

L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per fortuna è la minoranza.

Più conosco gli uomini e più amo le bestie.

Una mano lava l’altra e tutte due si lavano la faccia.

Destinazione Piovarolo, 1955

Io non so se l’erba campa e il cavallo cresce, ma bisogna avere fiducia.

Parola d’onore d’onorevole?

La banda degli onesti, 1956

Nel dolore un orbo è avvantaggiato, piange con un occhio solo.

“Io vado a Montecarlo”. “Ah!” “Li c’è il casinò”. “Ma, che bisogno c’è di arrivare a Montecarlo, se il casino lo teniamo già qua”.

Il tempo stringe e col restringimento sono dolori.

Totò, lascia o raddoppia?, 1956

I conti qualche volta non tornano. Ma io sono duca.

Totò, Peppino e la malafemmina, 1956

C’è chi può e chi non può: io può.

Sono napoletano, membro della CNEF: ‘cca nisciuno è fesso’.

“Punto?” Totò: “Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo! Abbondandis in abbondandum!”

La legge è la legge, 1958

Tutti i giorni lavoro, onestamente, per frodare la legge.

Totò, Peppino e le fanatiche, 1958

Erano persone che non sapevano fare niente, tranne che mangiare. Mangiavano da professionisti.

I soliti ignoti, 1958

Mi sono detto tra me e me (che tra l’altro dista pochissimi centimetri)…

I tartassati, 1959

Ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.

Totò, Eva e il pennello proibito, 1959

Lei è un cretino, s’informi!

Chi si ferma è perduto, 1960

Ride bene chi ride ultimo! Ed io, da ultimo, mi voglio scompisciare!

Signori si nasce, 1960

La vita… è una cambiale.

Signori si nasce, cretini si muore.

Signore si nasce, e io lo nacqui, modestamente.

Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi, 1960

E’ la somma che fa il totale!

Che tempi! Gli ospedali tutti pieni, i cimiteri esauriti.

Io le scuse le accetto a casa mia dalle diciassette alle venti e non oltre.

Totòtruffa ’62, 1961

Non mi guardi con quegli occhiacci… lei con quegli occhi mi spoglia… Spogliatoio!

Lo so, dovrei lavorare invece di cercare fessi da imbrogliare, ma non posso, perché nella vita ci sono più fessi che datori di lavoro.

Totò, Peppino e la dolce vita, 1961

La vita è fatta di cose reali e di cose supposte: se le reali le mettiamo da una parte, le supposte dove le mettiamo?

I due marescialli, 1962

Lo so, sono vigliacco, ma sono vivo: meglio un vigliacco vivo che un coraggioso morto.

Totò diabolicus, 1962

A me i funerali mi danno sempre una grande emozione. Sì, sì: mi vengono giù dei lacrimoni, come se fosse successo chissà che cosa.

Lo smemorato di Collegno, 1962

Il nostro paese è un paese di navigatori, di santi, di poeti e di sottosegretari.

Smemorati di tutto il mondo, uniamoci!

Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962

Il napoletano lo si capisce subito da come si comporta, da come riesce a vivere senza una lira.

Il comandante, 1963

La vita è una lotta continua e discontinua.

Gli onorevoli, 1963

Italiani, dormite pure, borghesi pantofolai, tanto qui c’è l’insonne che vi salva; mentre voi dormite, La Trippa lavora. Vota Antonio, vota Antonio!

Do ut des, ossia tu dai tre voti a me, che io do tre appalti a te.

Gli elettori, ingenui fessacchiotti, creduloni. Pensate un po’ che votano i candidati nella speranza che quelli, una volta arrivati a Montecitorio, facciano il loro dovere.

Democrazia significa che ognuno può dire tutte le fesserie che vuole.

Siccome sono democratico, comando io.

Italiani! Elettori! Inquilini! Coinquilini! Casiliani! Quando sarete chiamati alle urne, per compiere il vostro dovere, ricordatevi un nome solo: Antonio La Trippa. Italiano! Vota Antonio La Trippa! Italiano! Vota La Trippa!
[Voce dal cortile] …sì, ar sugo!”

Totò contro i quattro, 1963

Non posso farti fesso perché lo sei già.

Che fine ha fatto Totò baby?, 1964

I parenti sono come le scarpe: più sono stretti e più ti fanno male.

A volte, anche un cretino ha un’idea.

Rita, la figlia americana, 1965

Ai postumi l’ardua sentenza.

Frasi attribuite a Totò

L’ignorante parla a vanvera.
L’intelligente parla poco.
‘O fesso parla sempre.

Lei è un ignorante si informi!

Quello che ho detto ho detto. E qui lo nego!

Gli avvocati difendono i ladri. Sa com’è… tra colleghi.

I cani sono per metà angeli e per metà bambini.

Il denaro fa l’uomo ricco, l’educazione lo fa signore!

L’educazione è come una camicia bianca… Non passa mai di moda.

Gli italiani prima hanno perso la guerra, poi hanno perso la pace.

Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire

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