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Con leadership si intende la posizione e specialmente la proiezione elevata occupata da un soggetto in una struttura sociale organizzata.
Tale figura viene generalmente definita capo o leader. Inteso però non solo in ragione del ruolo formale rivestito ma, in particolare, del processo d’influenza che egli ha sui membri del gruppo per il perseguimento degli scopi prefissati.
Nei gruppi, se ci si limita alla forma, il capo ricopre una posizione di comando predefinita, solitamente identificata da una denominazione ufficiale di capo, direttore, responsabile o/e comandante, che esiste indipendentemente dalla persona stessa (e dal suo carisma) alla quale viene di volta in volta attribuita.
Nelle organizzazioni complesse le gerarchie, ossia le organizzazioni burocratiche, hanno sempre più spesso a che vedere con il concetto di leader, inteso come “trascinatore motivazionale” che non nasce più sulla sola carta, attraverso una mera attribuzione di nomina, ma nella testa dei componenti del gruppo.
Carismatico? … è indispensabile!
- Quando si dice che uno ha carisma?
- Quando possiamo parlare di capo carismatico?
Il leader carismatico deve essere capace di convincere le altre persone a seguirlo, a formare un gruppo, un’associazione, un partito, un esercito!
Deve dare loro una meta, trasmettendo fiducia, entusiasmo e speranza!
Deve possedere diverse qualità:
1. capire, intuire che cosa si vuole da lui in quel momento, identificarsi con il pubblico, sentire quello che sente il suo pubblico.
María Eva Duarte de Perón (nata Eva María Ibarguren) veniva dal popolo, apparteneva al popolo, sapeva quali erano le speranze, i sogni del popolo.
Tutti i grandi generali sono sempre stati in mezzo ai loro soldati. Cesare dormiva su una brandina da campo, Alessandro Magno era il primo in battaglia.
Quando il capo perde il contatto con la gente è perduto… E’ accaduto a Benito Mussolini quando si è alleato con Hitler.
2. credere nella meta che propone, non dubitarne mai.
Charles André Joseph Marie de Gaulle (comunemente chiamato il generale de Gaulle), dopo la sconfitta della Francia, è andato in Inghilterra per continuare la guerra. Era solo, non aveva esercito, non aveva niente, salvo l’assoluta determinazione di tornare vittorioso a Parigi.
3. l’intuito strategico, la capacità di cogliere fulmineamente l’essenziale, di puntare diritto alla meta lasciando da parte tutto ciò che è secondario. Una sicurezza e una rapidità che consente di vincere in situazioni considerate disperate, ma anche molta attenzione ad evitare gli errori catastrofici.
4. la capacità di stabilire un rapporto affettivo con ciascuno del suo gruppo. Quando egli guarda ciascuno della sua squadra loro devono avere l’impressione che li conosca tutti personalmente. Quando stringe loro le mani devono avere l’impressione che si rivolga all’individuo che è in loro come uomo unico ed insostituibile.
5. Infine, il capo carismatico è anche un abilissimo comunicatore attraverso le parole ma soprattutto inventando formule, simboli, bandiere, divise, scenografie, rituali, istituzioni, progetti…
Ed anche edificando edifici, monumenti. Alessandro Magno ha fondato decine di città, Napoleone Bonaparte ha sventrato e ricostruito Parigi.
Grazie a queste fondamentali caratteristiche ci sono uomini eccezionali che sono stati capaci di raccogliere masse di persone insoddisfatte, creandone formazioni politiche che sembravano emergere dal nulla.
Nei Paesi democratici queste “creazioni”, con in testa il loro leader, sono entrate nel mondo politico, diventando talvolta dei veri riferimenti a livello mondiale!
6 principali stili di leadership
– il Leader focalizzato: condivide con i dipendenti la mission e la vision (l’obiettivo finale) e crea con il suo team un clima particolarmente positivo. Questo stile aiuta e sprona il gruppo specialmente quando è in fase di crescita o di cambiamento.
– il Leader coach: lavora per incitare il gruppo, creare motivazioni purché concrete, mantenendo come obiettivo quello di non perdere mai di vista la mission aziendale buttando sempre un occhio ai bisogni e valori del singolo lavoratore. Questo stile valorizza lo staff e rinforza le prestazioni eccellenti, in termine di quantità e qualità dei comportamenti.
– il Leader democratico: valorizza ogni dipendente, ne cerca l’appoggio o il consiglio prima di prendere decisioni, e crea un ambiente partecipativo, che responsabilizza e valorizza ogni singolo membro del team. Questo stile è utile al clima lavorativo, aumenta la produttività e permette al Leader di ottenere buoni feedback (“mentore saggio”).
– il Leader sociale o affiliativo: il suo obbiettivo è creare armonia nel team e nei rapporti. La relazione è al centro. Questo approccio protettivo è utile a creare un team coeso e compatto.
– il Leader battistrada: è un precursore, colui che traina il gruppo ed è focalizzato all’obiettivo. Il leader può essere visto come “inarrivabile”, eccessivamente determinato e poco empatico. Se questo approccio è estremizzato però incute ansia nei dipendenti. Questo stile è ottimo se ci si affaccia su nuovi mercati, ma se è costante mina l’essenza del team working.
– il Leader autoritario (meglio autorevole…): è persona che preferisce farsi rispettare che farsi ammirare dallo staff. Impone la vision, in modo esplicito o implicito crea sensibili asimmetrie nelle relazioni, non accetta repliche. Motiva il personale in modo coercitivo (“non accetto fallimenti…”), crea un clima aziendale teso nel quale i singoli difficilmente si prendono responsabilità, per paura di deludere il leader. Il leader viene seguito per evitare eventuali punizioni. Fintanto che è presente (nella stanza, in azienda), il team esegue ogni regola da lei/lui imposta, ma in sua assenza questo non è garantito, e anzi è fonte di forte critica: l’eccesivo uso di rigide regole, ottiene l’effetto contrario, e crea nel team un malcelato “desiderio di evasione e trasgressione”. Questo stile è consigliato solo in casi di emergenza e crisi finanziaria.
LA CONCLUSIONE…
Un buon leader deve essere in grado di adottare ognuno di questi stili ed applicarli in modo elastico, mai rigido e unimodale, cercando di limitare, in termini di tempo e uso, gli stili “battistrada” e “autoritario”, perché altrimenti davvero poco efficaci: il Leader efficace è connotato da Intelligenza Emotiva, per cui sa comprendere e gestire le emozioni, in sé e nell’altro, sa approcciarsi con la giusta dose di empatia e serietà.
Solo così il vero leader sarà seguito dal team, in modo spontaneo, armonico, sincero!
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