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“Sprawl“ termine nato negli anni ’60 in U.S.A. che identifica un fenomeno preoccupante, già da allora: gli spazi aperti che sono intorno alle città (o meglio, che erano) diventano la nuova periferia, attraverso la costruzione di, spesso inutili, quartieri dormitorio o spazi edificati senza alcun rispetto della pianificazione di lungo periodo.
Aree ai margini della città che, nella migliore delle ipotesi, sono parzialmente servite dalle infrastrutture minime-necessarie e spesso sono vere e proprie isole appiccicate alla città, prive di integrazione e continuità estetica, ma abbandonate a loro stesse, con tanti appartamenti/uffici vuoti, spesso invenduti o sfitti…
🆘️ Un allarme molto urgente, che traduce lo Sprawl in:
- assenza di trasporti e servizi
- consumo del suolo
- inquinamento antropico (inquinamento voluto e creato solo dall’uomo)
- riduzione della qualità di acqua e del suolo
Ecco cosa accade quando l’interesse dell’amministratore locale è solamente finalizzato a far cassa per la spesa corrente e non pensa minimamente alle generazioni future!
Questo fenomeno, negli anni, è stato studiato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) che ha individuato e centrato appieno l’inutilità dell’espansione urbana al di fuori dei confini cittadini, che dovrebbero invece essere tassativamente invalicabili!
Lo Sprawl contempla un modello di espansione a bassa densità delle grandi aree urbane, a discapito delle aree agricole; uno sviluppo sparso, dispersivo ed esteso.

Le città vittime dello Sprawl sono piene di spazi vuoti che indicano inefficienza nello sviluppo e crescita incontrollata, al contrario delle “città intelligenti” che sono compatte e necessitano di minor dispendio nella gestione e nella creazione dei servizi!
Un fenomeno sociale strettamente correlato al reddito delle famiglie, a prescindere però dal fatto che esso sia di fascia alta o meno, infatti:
- le famiglie a basso reddito 🔻 si spostano dalla città, verso zone meno appetibili, a causa dei costi elevati che vi sono nei centri urbani e quindi cercano di stabilirsi nei nuovi quartieri periferici destinati ai ceti popolari: vicino ai quartieri industriali, alle autostrade, ferrovie, attigui alle aree golenali, ecc.;
- quelle ad alto reddito 🔺️ si spostano alla ricerca di una maggiore qualità della vita, in prima collina, zone di prestigio, in quartieri di lusso e con immobili progettati da architetti di grido…
Nasce così il nuovo (ma non tanto) fenomeno della redistribuzione territoriale, in cui i diversi ceti sociali si separano ed allontanano ancor di più rispetto a quello che è avvenuto nelle città dagli anni ’50 in poi: una autoghettizzazione-urbana moderna.
Lo Sprawl crea inevitabilmente un altro grave problema: quello di servire con precedenza assoluta le aree di maggior pregio rispetto alle altre, sia nei servizi pubblici che nella creazione delle infrastrutture: mezzi pubblici, illuminazione, sicurezza, ecc.; senza contare che questa deframmentazione urbana costa molto in termini di creazione della rete stradale, sottraendo risorse per altro… dovendosi non solo curare e potenziare costantemente la rete urbana centrale ma anche quella che si collega a queste aree amene che hanno cannibalizzato le campagne.
Lo Sprawl agisce sulla psicologia dell’uomo, sugli affetti e sulle relazioni sociali!
L’uomo deve reinventarsi il modo di mantenere i rapporti e gli affetti, con la modalità “a distanza“.

Le distanze inevitabilmente aumentano e quindi ogni pianificazione quotidiana ne deve tenere conto, a seconda della persona coinvolta –> una vera e propria disgregazione sociale:
- 👵 gli anziani saranno più isolati rispetto all’essere in città;
- 👦 i bambini sballottati costantemente per poter svolgere le loro attività quotidiane: la scuola, gli sports, il “parcheggio” presso i nonni che sovente vivono agli antipodi, ecc.;
- 👨🔧 i lavoratori, sempre più stressati, che dovranno necessariamente utilizzare l’automobile ogni giorno.
In compenso la campagna è anche cannibalizzata da INUTILI CENTRI COMMERCIALI, nel numero e nelle dimensioni, ma specialmente ubicati in luoghi assurdi ed infelici; veri e propri ECOMOSTRI CHE DETURPANO QUELLA CHE UNA VOLTA ERA UNA CAMPAGNA RIDENTE E RIGOGLIOSA!



UNA COSA È CERTA: L’EMERGENZA ABITATIVA DEGLI ANNI ’60 NON ESISTE PIÙ
Le case sono in esubero, il numero di quelle vuote, sfitte o invendute è elevatissimo.

Si pensi che quelle stesse imprese costruttrici, che si dedicano a tempo pieno a deturpare le campagne, entrano sempre più spesso in crisi economica a causa dell’invenduto, per poi dichiarare miseramente il loro fallimento.
Da qui, i Tribunali sono pieni di procedure concorsuali pendenti, gli immobili sono svenduti all’asta a prezzi fuori mercato, spesso con ribassi imbarazzanti. Si tratta, ovviamente, di beni nuovi, invenduti ma che non interessano a nessuno perché, oggettivamente, sono “privi di senso”. Gli unici a farsi avanti saranno gli affaristi immobiliari e gli extracomunitari che con somme ridicole si possono aggiudicare un bene immobile che diversamente sarebbe per loro irraggiungibile (si dovrebbe anche entrare nel merito, ma non è la sede, dei mutui immobiliari impagati, delle sofferenze bancarie, ecc.).
L’ANTIDOTO: “Smart Growth“
…ossia, la crescita intelligente, è l’unica soluzione:
- la conservazione della destinazione agricola dei terreni;
- l’incentivazione dell’agricoltura (Contadini: chi torna alla terra guadagna poco e non è tutelato… ma l’Italia 🇮🇹 vive ancora grazie all’agricoltura!);
- la tutela dei siti naturali;
- la conservazione ed il ripristino dei siti storici e/o dei quartieri degradati;
- la bonifica e la trasformazione dei terreni industriali dismessi e/o abbandonati;
- Il recupero delle aree centrali occupate da piccoli edifici privi di pregio e magari in pessimo stato che, ove demoliti, possono consentire la costruzione di immobili e palazzi con capacità contenitive fino a 10/15 volte il precedente immobile (a Tokio, New York, ecc. lo si fa d’abitudine e da anni).
In questo campo si può fare tanto, purtroppo queste regolamentazioni sono, in buona parte, affidate alle amministrazioni locali, spesso i Comuni, che con i loro componenti (sindaci in testa) non posseggono sufficienti capacità e prepazioni per affrontare queste tematiche globali. Si tratta di soggetti spesso improvvisatisi amministratori che non sono in grado di effettuare pianificazioni di medio/lungo periodo (fermandosi alla mera pianificazione settimanale, forse mensile…).

Il tema della protezione delle città e dei paesi deve avere una grande attenzione ed in particolare un coordinamento territoriale ampio che vada oltre lo stesso comune, la provincia e forse anche la regione.

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